Qui Blue Team: il fallimento a Minsk e la retrocessione in Prima Divisione

Nel 2015 la nazionale si ritroverà in Polonia nella “Division I”, che sarebbe meglio chiamare come una volta “gruppo B”, a suggellare i molti timori della vigilia, cioè che la retrocessione era un’evenienza tutt’altro che impossibile.

I numeri.
Le statistiche del torneo dicono, amaramente, un po’ tutto. Ultimi nella “scoring efficency”, cioè la percentuale di reti sui tiri effettuati (5,50 rispetto alla penultima Germania con 6,57), sole sei reti fatte in sette incontri (penultima la Germania con 13, oltre il doppio rispetto agli azzurri), ultimi nel power play con 3,57% (penultima anche qui la Germania con 10,71%), nel penalty killing siamo noni con un 81,25%, al sesto posto, grazie alle parate di Bellissimo, nel goalkeeping con un 90,40%, quinti nei minuti di penalità con 91’, quindicesimi per i gol subiti in inferiorità, e, giusto per non farci mancare nulla, ultimi nella classifica del pubblico (5’375 spettatori in media).

La partita decisiva.
Senza dubbio quella persa 1-4 con la Danimarca dove alcuni errori in difesa sono costati carissimi. La vittoria sulla Francia per 2-1, che si è sorprendentemente qualificata per i quarti di finale e dove si fermerà presumibilmente contro la corazzata russa, è una piccola soddisfazione che non cancella però le sconfitte decisive contro, come detto, i danesi, che sono cresciuti tantissimo negli ultimi anni a differenza del movimento italiano, e contro la Norvegia (0-3), per la quale vale lo stesso discorso danese. Si può anche giocare bene contro colossi come Canada (1-6) e Repubblica Ceca (0-2), ma cosa serve se poi sono mancate le energie necessarie nell’incontro decisivo contro la Slovacchia (0-2) mentre era scontata l’ultima sconfitta contro la Svezia (1-5), ma, come scritto e come era nelle previsioni di inizio torneo, erano le partite precedenti da vincere.

Le considerazioni.
C’è poco da stare allegri con questi numeri. Il continuo saliere e scendere dalla Top Division alla Division I ci dà un quadro di quello che rappresenta il movimento hockeistico nostrano. Le poche immagini che chi scrive queste righe ha visto sul web, “grazie” al black-out televisivo totale qui nel nostro Bel Paese e sul quale qualcuno dovrebbe prendersi la briga di metterci la faccia fra Fisg e media, hanno fatto vedere una nazionale perennemente in difficoltà in attacco, salvo il solito Scandella e pochi altri (es. Gander), una serie infinita di dischi persi in avanti ed in zona neutra, lentezza di manovra e difficoltà a star dietro alla velocità degli avversari, questo sì il vero problema della nazionale azzurra.

Il futuro.
Probabile che la nazionale si priverà purtroppo a breve della guida di Pokel, che comunque ha operato bene e che ha ridato un po’ di smalto e fiducia agli azzurri, e che parrebbe assai attratto dalle “sirene” viennesi che, però, gli impediranno di fare anche l’allenatore azzurro. Ciò anche in virtù del fatto che nel 2015 l’Austria giocherà nella Top Division e conseguentemente la Ebel durerà più a lungo (es. play-off con formula best-of-seven) e che comporterà l’ulteriore, non piccolo problema che i papabili azzurri in maglia bolzanina probabilmente potrebbero o dovrebbero rinunciare a giocare in nazionale.

Le domande.
Lo stesso Pokel ha ammesso che la fase preparatoria è stata insufficiente, come avevamo già evidenziato qui su TH. Pure la presenza di atleti che giocano in altre nazioni si è fatta numerosa e quindi la necessità di trovare la necessaria amalgama dura inevitabilmente di più. Allora la domanda: vogliamo cominciare a dare alla nazionale lo spazio che si meriterebbe? Oppure non ci si riesce per via di, anche se possibili e comprensibili, pochi fondi a disposizione? Quindi, quale spazio, anche televisivo o perlomeno come diretta web, avrà la nazionale per il torneo di prima divisione e nel corso della stagione 2014/15? Domande che, si spera, possano ricevere al più presto una risposta.

About The Author

Related posts