La più incredibile delle stagioni per l’HC Valpellice Bulldogs, tra alti e bassi, arrivi e partenze di giocatori, due portieri, una Coppa Italia (la seconda in tre anni) a cui in pochi pensavano, anche fra i giocatori, le difficoltà economiche, anche per i costi di gestione dell’impianto. E infine, persi due difensori (il capitano Johnson verso Brunico, Davide Nicoletti, atteso per tutta la passata stagione e poi arrivato in novembre, fondamentale nella conquista della Coppa, finito a Bolzano), una avvincente serie di quarto di finale dei play-off con l’avversario storico, quell’Asiago che nell’anno della prima Coppa (2013) arrivò a contendere con i torresi la conquista dello scudetto.
Allora fu un 4-0 per Strazzabosco e compagni, verdetto impietoso e non del tutto rispondente ai valori espressi in pista; quest’anno la serie di quarto di finale è stata quanto di più imprevedibile ci si sarebbe potuto aspettare, arrivando fino a gara -7 (e forse l’Asiago sta un po’ pagando la relativa fatica).
Certo, ha pesato molto l’indisponibilità del portiere titolare Carrozzi, per Bentivoglio e compagni, così come l’infortunio del backup Tura, ma la serie ha offerto spunti interessanti anche di tattica, almeno per chi si appassiona a cercare di scorgere le strategie che un coach mette in opera per meglio proteggere un giovane portiere. Poi però, in pista ci vanno i giocatori e il clima da playoff infiamma anche le tribune: e si vedono errori dovuti alla stanchezza (anche perché i torresi si sono ritrovati con cinque soli difensori) ma anche tanto agonismo, e alcune “perle” destinate a restare nella memoria degli spettatori: per esempio, in gara -2 a Torre Pellice, sul 1-3, uscito il portiere Conway su ordine di Tom Barrasso, un difensore, Andy Canzanello, che para stando in lunetta davanti alla propria gabbia, e poi avanza, scambia con due compagni e va a segnare. Non serve a vincere, finisce 2-3, ma il pubblico si spella le mani, come fece quando nel 2009-10 il portiere di allora, Craig Kowalski, segnò nella porta vuota del Pontebba con una palombella deliziosa.
A proposito di portieri, va segnalata una tendenza che apparirà un po’ dappertutto d’ora in poi: il passaggio da uno Shane Madolora, decisivo in Coppa con due prestazioni impeccabili, a Neil Conway ha reso evidente come il futuro del ruolo sia condizionato ormai dalla struttura fisica del goalie: servono portieri alti e in grado di coprire, chiudere. Il loro sforzo sarà naturalmente quello di ricercare la maggior mobilità possibile, nell’andare a terra e rialzarsi: ma i materiali (vedi stecche) degli attaccanti ormai rendono impossibile giocare sui riflessi, il portiere deve farsi tirare addosso, tanto che un interprete straordinario del ruolo, proprio Mr. Barrasso, ritiene indispensabile per segnare un po’ di più l’allargamento delle porte.
Quelli vissuti per merito dei portieri (anche Simone Armand Pilon, nazionale U20, autore di una bellissima partita vinta ai rigori in epoca natalizia) sono istanti, momenti, chicche, gemme: che in parte ripagano delle delusioni, delle sofferenze, della spremitura di alcuni giocatori, costretti a minutaggi impressionanti: lo stesso Canzanello, e naturalmente, per tutta la stagione, il grandissimo lavoratore, lo zar Petrov. Belle cose anche dalla terza linea, che ha messo a segno i suoi uomini (Nicolao, Canale, Mondon Marin) anche nella fase di playoff. Bello l’inserimento in squadra di Michael Colavecchia, arrivato sul finire della regular season, tiro secchissimo e grande animosità: lo vorremmo rivedere, partendo dall’inizio stagione.
Positiva, e meritevole di una stagione tutta intera, la nomina di Alex Silva a capitano. Ma i dubbi sono tanti, e non solo fra i tifosi: la primavera e l’estate saranno dense di interrogativi, speriamo di ritrovarci a settembre a seguire l’avvio della preparazione.