L’hockey italiano e la continua mancanza di programmazione/2

Parlare di programmazione nell’hockey su ghiaccio sembra una barzelletta, perchè anno dopo anno siamo sempre a ripeterci le stesse cose ed onestamente ci siamo stufati di farlo. Perchè a tre mesi dal via della pre-season 2013-2014 le idee organizzative firmate Federghiaccio e LegaHockey sono un vero mistero.

Il campionato di massima serie, la cosiddetta "A1", dovrebbe cambiare denominazione divenendo "Eliteliga Serie A", per un nuovo campionato professionistico a 10 squadre con i Vipiteno Broncos prossimi a sostituire le Aquile Pontebba, con promozioni e retrocessioni bloccate per tre stagioni, limitazione in corso del numero di transfer-card, introduzione del fair play finanziario, ufficializzazione e regolarizzazione dei farm-team, da iscrivere nelle serie inferiori.

Il campionato cadetto, la Serie "A2" per intenderci, è invece quasi destinato a scomparire, considerando che eccetto Bolzano White Weasels e Pergine, le restanti cinque squadre altoatesine (Appiano Pirates, Caldaro, Egna Wild Goose, Merano e Valgardena) sono prossime all’approdo nella lega semiprofessionistica della INL (Inter-National League), che ad oggi annovera la presenza di quattro squadre austriache (Bregenzerwald, Feldkirch, Lustenau e Zell am See) e due slovene (Slavija Lubiana e Triglav Kranj).

Niente male come programmazione, atta allo sviluppo dell’hockey su ghiaccio italiano. Ma tranquilli non ci sorprendiamo, perchè ogni club è giusto che pensi al proprio interesse, soprattutto quando mancano linee guide, chiare e precise.
Non è un reato non avere proprie idee, in tema di sviluppo, programmazione, modernità ed innovazione. Così come non è reato imitare e fare proprie con opportuni aggiornamenti idee provenienti da altri paesi.

Tipo? Organizzare una Serie "A" o "A1" unica a dieci squadre con nuove regole introdotte in tempo e non in extremis creando magari problemi a quelle società che hanno fatto firmare contratti pluriennali a propri giocatori o allenatori, italiani e stranieri.
Suddividere la Serie "B" o "A2" in due raggruppamenti geografici, uno orientale trentino-altoatesino-veneto ed uno occidentale lombardo-piemontese, recuperando da una parte realtà importanti come Pergine, Bolzano White Weasels, Ora Frogs e Dobbiaco Ice Bears e dall’altra piazze importanti come Varese, Como, Chiavenna, Torino, Aosta e Bologna.
Due raggruppamenti, probabilmente di valore tecnico diverso, due campionati con play-off incrociati per l’assegnazione del titolo cadetto e possibilità attraverso spareggio promozione-retrocessione da disputare con la perdente dei play-off di Serie "A" di salire in massima serie.
In questa maniera si andrebbe ad eliminare il campionato di Serie "C", sostituito di fatto da una nuova Serie "C" under-22 nella quale sono accettate tutte le attuali formazioni che disputano il torneo under-20 e perchè no la sua selezione nazionale (da creare attraverso la fornitura di borse di studio ai migliori talenti per la definizione di un roster tipo squadra di club), aiutando così i giocatori a crescere e non a limitarsi, eliminando il torneo under-20 e lasciando al settore giovanile solo l’organizzazione dei campionato juniores under-18, under-16 ed under-14.

Non avremmo scoperto l’acqua calda, anche perchè andrebbe a sciogliere il nostro amato ghiaccio, non avremmo proprosto la soluzione migliore del caso, ma abbiamo presentato, a differenza, di altri, per l’ennesima volta una idea di un progetto, serio e di una programmazione come quella che viene fatta dalle società per cercare di fare quadrare i conti per bilanci sempre più magri nei quali le voci sponsor ed incasso ai botteghini la fanno ancora da padrone.

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