Mondiali di Bolzano: il resoconto della spedizione Blue Team da parte dei vertici FISG

Mondiali di Bolzano: il resoconto della spedizione Blue Team da parte dei vertici FISG

(daniele amadasi) Attraverso il proprio canale istituzione internet la Federazione Italiana Sport del Ghiaccio (FISG) ha diramato i principali contenuti della conferenza stampa tenuta dai propri vertici a margine dei Mondiali di Prima Divisione Gruppo “A” tenutisi a Bolzano e caratterizzati dalla deludente mancata promozione in Top Division da parte della nostra nazionale di hockey su ghiaccio con il Blue Team classificatosi al terzo posto finale dietro a Slovenia ed Ungheria.

Un vero e proprio bilancio a 360° sulla spedizione mondiale del Blue Team che va visto a livello di relatori la presidenza del numero uno e due della FISG, Andrea Gios (Presidente) e Thomas Rottensteiner (Vice-Presidente) e il responsabile del settore hockey della FISG Marcello Cobelli che nella duplice veste di presidente del Comitato Organizzatore del Mondiale di Bolzano, senza entrare nell’aspetto tecnico, ha sottolineato il riscontro positivo dal punto di vista organizzativo ed il successo in fatto di risposta del pubblico alla manifestazione, condividendo i meritati duplici elogi ricevuti con chi fra sponsor e volontari ha contribuito a far si che l’Italia potesse ospitare un evento di hockey ghiaccio di alto livello.

Da canto suo invece e come giusto che si, il Presidente Gios ha analizzato anche gli aspetti tecnici della spedizione azzurra riportando lo stato di fatto del nostro movimento nazionale dell’hockey su ghiaccio in un contesto paese dove da questo punto di vista a partire dalle infrastrutture non si investe. Di seguito riportiamo un estratto dei principali passaggi del bilancio fatto dal numero uno federale.
“Siamo sicuramente delusi per il mancato raggiungimento di quello che era il nostro obiettivo. Nonostante questo, devo dire che la prestazione della squadra è stata notevolmente migliore rispetto ai mondiali precedenti a Nottingham. Purtroppo, come spesso accade nello sport, i margini sono sottili e il dettaglio ha fatto la differenza. Sarebbe bastato un gol in più in cruciali incontri contro squadre come il Giappone o l’Ungheria per raggiungere il nostro obiettivo di promozione in Top Division. È importante sottolineare che il gruppo di atleti che ha rappresentato il nostro paese è senza dubbio il meglio che il nostro hockey ha da offrire. Per quanto riguarda il coaching staff, stiamo analizzando la situazione e raccogliendo i feedback. Prenderemo nelle prossime settimane le decisioni tenendo conto di tutti gli aspetti, perché ci sono molteplici fattori in campo. Non siamo assolutamente soddisfatti del risultato raggiunto e vogliamo capire quello che si può fare per migliorare la situazione e rimediare agli errori compiuti.
Per elevare il livello dell’hockey nel nostro paese, è imperativo migliorare la qualità e la quantità delle attività svolte a livello di club. Dobbiamo assicurare che i nostri atleti si trovino in un ambiente che promuova alti standard di preparazione e garantisca un adeguato tempo di gioco. Per migliorare il nostro hockey dobbiamo intervenire a livello strutturale e sviluppare una corretta cultura sportiva hockeystica nel paese. La sfida per il futuro, quindi, consiste nel trovare e implementare strategie che permettano ai nostri club di migliorare gli standard organizzativi e di preparazione degli atleti. Questo passaggio è essenziale per assicurare che il nostro hockey cresca nei numeri e in qualità.
Per fare un esempio, confrontando il contesto attuale con quello dei mondiali del 1994, emerge una situazione nettamente diversa nel panorama dell’hockey su ghiaccio italiano. Allora, avevamo ben 11 squadre che partecipavano a campionati professionistici di alto livello, un dato che rifletteva un’epoca di maggiore diffusione e investimento in questo sport nel nostro paese. Oggi, invece, il numero di squadre italiane in tali campionati si è ridotto drasticamente a solamente tre (Bolzano, Valpusteria ed Asiago, che militano nell’allargato massimo campionato austriaco, ndr). La riduzione del numero di squadre in competizioni di alto livello non solo limita le opportunità per i nostri atleti di competere ai massimi livelli, ma impatta anche direttamente sul numero degli atleti che svolgono l’attività sportiva ad alto livello, dedicandosi professionalmente all’hockey su ghiaccio.
Esiste poi un problema relativo alle infrastrutture. Dal 1994 ad oggi sono state realizzate pochissime – una o forse due – nuove strutture sportive adeguate per ospitare una squadra di hockey professionistica e che da oltre 12 anni Milano non è in grado di organizzare una squadra che possa competere ai massimi livelli. Affrontare questa sfida significa reimpostare le basi del nostro sport a livello nazionale, migliorando le strutture esistenti e, ove possibile, incentivando la creazione di nuove realtà capaci di competere a livello professionistico in campionati di alto livello. La strada da percorrere per riallineare l’Italia ai suoi giorni di gloria nell’hockey su ghiaccio è complessa e difficile ma attraverso un impegno condiviso tra federazione, club, e comunità sportiva, possiamo lavorare per costruire un futuro in cui l’hockey italiano possa nuovamente brillare su palcoscenici internazionali”.

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